a cura di Roberta Gallo
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BRASILE: COME SI VIVE NEL FOLTO DELLA FORESTA AMAZZONICA? A colpi di macete si taglia qualche ramo e le liane che ostruiscono il passaggio. Il muro di vegetazione è silenzioso come una tomba. Si apre così il sipario su un fantastico viaggio nel tempo. Siamo nella foresta Amazzonica, il polmone verde del mondo. Un universo, in parte ancora vergine, che racchiude il suo mistero: un mix di culture, popolazioni, flora e fauna, unici in tutto e per tutto sulla faccia della Terra. Qui vivono gli indios della landa più primitiva del Brasile. Uomini e donne che hanno la loro vita legata a quella del fiume. Il rio delle Amazzoni scandisce i tempi. Giorni, anni e stagioni scivolano lentamente, come silenziosa e pacata scorre l'acqua tra la fitta foresta. Questo bacino idrico rappresenta un vero e proprio continente, e al suo interno vivono popolazioni dalle caratteristiche molto differenti tra loro, che vanno dal nomade raccoglitore all'agricoltore stanziale. Si pensi che qui si parlano 592 lingue ancora viventi e ben 600 oramai estinte. Dietro ogni palafitta che si affaccia sullo specchio d'acqua di uno dei fiumi più grandi del mondo, c'è la vita di una famiglia. Persone che abbattono i grandi alberi di mogano per costruire le case e le loro canoe, utili a solcare le tranquille acque, che tante insidie nascondono sulle loro sponde e nei loro fondali. Con le foglie di "assaì"i bambini preparano delle corde che, dopo averle trasformate in corone, serviranno ai più svelti per imbrigliare i piedi e, per attrito, costituiranno un punto di appoggio per arrampicarsi come scoiattoli fino alla cima degli alberi. Qui possono trovare i frutti con cui cibarsi. I bimbi indios degli Arawatè, come quelli Kaxinawà e Yawanawà, vivendo a costante contatto con la natura sono pieni di semplicità e creatività. Altro che giocattoli sofisticati. I piccoli giocano con pappagalli e tucani, farfalle e scimmiette e altri cuccioli degli animali della foresta. Passare un periodo insieme a loro, è come stare insieme a Mowgli nel "Libro della Jungla". A quattro o cinque anni inizia la funzione dei genitori di insegnare, attraverso il gioco, quello che dovranno fare da grandi. I maschietti iniziano così ad esercitarsi al tiro al bersaglio oppure suoneranno i flauti. Le bambine giocheranno con le bambole di argilla che ripropongono le scene della vita di tutti i giorni. Le più belle sono quelle costruite nella tribù Karajas. Non smetteresti mai di guardare le piccole danzatrici che, alla sera, nell'aldeia, mentre si sta seduti intorno al fuoco, e si sorseggia il succo dei frutti di assaì contenuto in bicchieri costruiti con intreccio di palmizi, ripetono con un ritmo sempre uguale gli stessi passi con una fondamentale componente rituale. La cenere del falò diventerà l'unico concime che gli indios conoscono per le loro coltivazioni.  Le specie più coltivate sono la manioca, il mais, la patata dolce, l'arachide, l'avogado, l'ananas e una specie di fagiolo, detta pallar. La cucina non è molto complicata e i cibi vengono per lo più arrostiti su graticci di canna o bolliti in pentole di terracotta. La ceramica è, infatti, assai diffusa. Bottiglie, colini e scodelle sono ricavati dalle zucche. Il costume generalizzato è la nudità sia per le donne che per gli uomini, che in qualche caso portano un astuccio penico. Entrambi ornano il corpo con pitture, tatuaggi, gioielli di piume, perline di pietra dura, osso, elitre di coleotteri. I guerrieri si mettono "piattini" di terracotta nel labbro inferiore per intimorire l'avversario. La guerra è un'attività assai diffusa tra le tribù indios, come metodo per conquistare onore e prestigio, per vendicare le offese e ricevute, per ingrandire il proprio territorio di caccia e per catturare giovani donne e bambini da inserire nelle famiglie del guerriero. Non esiste né mai esistette la forma di guerra rituale. Qui si fa sul serio e i nemici possono anche venir decapitati per rimpicciolirne le teste da portare come trofeo, come avveniva tra i Javaro. Non era sconosciuto neppure il cannibalismo rituale esogamico, ovvero venivano mangiati solo gli appartenenti ad altre tribù. Pare che queste usanze non siano del tutto scomparse. Molti sono i rituali magici legati alle donne e in modo speciale al mestruo e al parto. La prima mestruazione viene conservata e sotterrata, così come avviene per la placenta e il cordone ombelicale. Quest'ultimo, in alcuni casi, viene conservato come soggetto scaramantico. Ma l'ospitalità e le coccole che trovi nelle capanne di palafitte, dormendo nei loro giacigli o nelle  amache, difficilmente la trovi in qualsiasi Hilton di tutto il mondo.
ROBERTA GALLO


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